Oroscopo di Regina
libertà e perdono

Il valore del perdono, una scelta che aiuta a vivere più leggeri

Non è affatto semplice prendere una scelta così: il perdono non è per tutti. Riuscire a perdonare con tutto il cuore qualcuno che ci ha fatto del male è davvero un atto eroico e di sollievo.

La storia di Matías, un giovane americano, è una riflessione sul fatto che vale la pena perdonare. Lui aveva 20 anni quando suo padre fu ucciso da una donna che guidava ad alta velocità sotto l’effetto di alcol ed eroina. Dopo il tragico incidente, l’autore del delitto, Marta, è stato sottoposto a processo penale e condannato a 4 anni di reclusione. Tuttavia, prima della fine del processo, Matías ha chiesto di essere ascoltato.

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Rivolgendosi al giudice, disse che desiderava che Marta ricevesse una pena minore e che fosse trattata con rispetto e dignità in carcere. Il pubblico era commosso. “La condanna di questa donna non eliminerà il profondo dolore per aver perso mio padre, né produrrà il miracolo che lui viva di nuovo. I suoi anni in prigione pesano molto sulla mia coscienza. Se ha sbagliato, scelgo di non arrabbiarmi e di perdonarla“. Lui ha perdonato nonostante tutto.

Robert Enright, professore all’Università del Wisconsin e fondatore dell’International Forgiveness Institute, spiega che gli esseri umani hanno la stessa inclinazione naturale alla vendetta e alla misericordia. Pertanto, per lui, il perdono è una scelta che inclina la bilancia verso la compassione. Non implica solo lo sviluppo di una serie di capacità psicologiche che devono essere presenti.

È molto più di questo. È un epico atto di gentilezza, che ci invita a lottare contro il nostro naturale istinto di odio, e optare per ciò che ci aiuta a vivere meglio. Rispondiamo bene anche quando sentiamo che l’altro non lo merita. È un lavoro che dura tutta la vita. Ma esercitandolo più e più volte, alla fine diventa una parte intrinseca di ciò che siamo“, afferma Enright.

Il processo del perdono, secondo gli esperti, è composto da quattro fasi. La prima: è quella in cui la persona smaschera il dolore e la rabbia e li tira fuori. Identifica l’atto specifico (quando, dove e chi), riconosce e prova emozioni intense senza giudicarle. Rabbia, tristezza o impotenza. Quella persona gli ha fatto del male.

La seconda fase: è il processo decisionale in cui l’individuo inizia a lasciar andare il rancore e pianifica una strategia con l’impegno di perdonare. A questo punto potremmo chiederci: cosa me ne faccio? Posso ammettere che aveva torto? Decido di “cancellare” quella persona dalla mia vita? O sto per passare attraverso il processo e chiudere i conti in sospeso che mi privano di energia e gioia?

La terza fase: è il lavoro vero e proprio. Dove cerca attivamente di installare nuove forme di pensiero in modo che l’individuo capisca da dove (inconsciamente) ha agito l’aggressore. Pensa a com’è stata la sua storia di vita e le ferite infantili che lo hanno portato a comportarsi in quel modo.

Infine, la quarta fase è quella che gli intenditori chiamano “approfondimento”. Dove cerchi di capire le emozioni che aprono le porte al perdono. Un allenamento quotidiano che finalmente diventa un’abitudine. Come? Cominciando dal non parlare male dell’altro in pubblico, stando attenti a quando ci troviamo a giudicare per ego e arroganza credendoci padroni della verità, praticando la mansuetudine.

perdono
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Camminare sulla via del perdono è difficile. Richiede energia, volontà e un profondo desiderio di trascendere i propri giudizi come dire: “ho ragione” o “era sbagliato”, per vivere serenamente. Ricevendo e trasformando pazientemente quelle oscure emozioni di rabbia, impotenza e tristezza. Percorrendo un sentiero di inevitabili marce e contromarce. Il perdono è una scelta che ci aiuta a vivere più leggeri!